INCUBATOIO 16 - numeroUNO

rivista di letteratura in embrione

numerouno




Andrea Bruni
Breve apologia del cinema "oltre" (o "altro"?)
Note biografiche

BREVE APOLOGIA DEL CINEMA "OLTRE" (O "ALTRO"?):

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Andrea Bruni


     Io credo nell'insolito, nell'impossibile, credo alla realtà assoluta del meraviglioso; quelli che non ci credono e che per questo, per estetismo o stupidità, li criticano, non sono che squallidi individui che non incontreranno mai nel bel mezzo di Piazza de l'Opéra Melusina o Frankenstein...
Così Ado Kyrou, folle critico cinematografico vicino al movimento surrealista, dava inizio al suo Peana in difesa del cinema popolare, del cinema più reietto e proprio per questo più indipendente, ben lontano dagli sterili sofismi dell'Arte e dalle prigioni dorate dei Festival.
Un 'invocazione, quella di Kyrou, mirata ad esaltare le origini stesse del cinema, il suo straordinario potere affabulatorio già in nuce all'interno del Teatro Robert Houdin, magica fucina di Georges Méliès, senza alcun dubbio il primo pioniere di codesta nuova ed inquieta Arte.
Il cinema nacque dalla fusione di teorie scientifiche ed oscure pratiche alchemiche, dall' ansia di ricerca artistica e dalla melliflua bocca di imbonitori da fiera; prima di diventare "la più pericolosa arma se data in mano ad un poeta", come disse Cocteau, ed un indispensabile mezzo di comunicazione e di informazione, non dobbiamo dimenticare che il cinema fu innanzitutto un' attrazione spettacolare che conviveva, e si confondeva, col Teatro del Grand Guignol, con le prodezze esotiche di fachiri e contorsionisti e con il fascino morboso sprigionato dai "freaks" dei Luna Park.
Ecco perché, come i suoi nobili antenati (la Lanterna Magica, le Ombre Cinesi, i Diorama et similia), il cinema deve innanzitutto condurre lo spettatore nel mondo dell' Irrealtà, in quel rutilante territorio fra il Paese delle Meraviglie di Alice e la Caverna di Platone; cosa, ahimè, possibile solo di rado...Troppo spesso, infatti, il cinema è stato dato in mano ad oscuri chierichetti dalla fantasia stitica, preoccupati soltanto di finire presto e con diligenza il compitino assegnatogli...
Il Bello, l' Elemento Significante, la Forma, la Teoria hanno in più di un occasione sterilizzato e svilito la magia stessa del cinema.
Non c'è nulla da fare; sono sempre più rari i film che risentono di questa forza primigenia, di quel vento che ha dato forza alle cose, oltre la loro ombra sulla pellicola...Solo se la cinepresa diviene un' onirica alternativa alla bacchetta del rabdomante tutto ciò è possibile:
Il cinema-verità? Sono piuttosto per il cinema-menzogna. La menzogna è sempre più interessante della verità. La menzogna è l'anima dello spettacolo ed io amo lo spettacolo. La fiction può andare nel senso di una verità più acuta della realtà quotidiana ed apparente. Non è necessario che le cose che si mostrano siano autentiche. In generale è meglio che non lo siano. Ciò che deve essere autentico è l'emozione che si prova nel vedere e nell'esprimere.
Sublime Bunuel, maestro di tutti i sognatori ed i pazzi che hanno navigato nelle turbolente acque della Settima Arte. Ma sentiamo cosa altro può aggiungere un altro inquieto avventuriero di questo secolo, Boris Vian:
Al lavoro, e avanti con la cartapesta! [...] Ma io preferisco le piovre. Le piovre di otto metri, tutte rosse, con gli occhioni blu e grandi come piatti, e venticinquemila ventose, e poi i palombari, i quaranta ladroni, i tappeti volanti, i fantasmi, i vampiri, i trucchi, le corse d'auto, le streghe, i fratelli Marx, i Baroni di Munchausen, i sogni, i tunnel sotto la Manica, i negri che ballano il tip-tap, le belle ragazze con le cosce, le natiche, i seni, gli occhi e le bocche.
Cinema come avventura. Cinema come viaggio iniziatico. Cinema come esplorazione di Sé e dell'Altro.
Già con lo spegnersi delle luci in sala, si ritorna all'amniotica incoscienza uterina dove è possibile lasciarsi cullare dal sogno prometeico di una (sur)realtà quasi tangibile senza l'ausilio di stimoli allucinogeni
Ben vengano quindi tutti i Capitani Coraggiosi che possono condurci nelle Lande dell' Incoerente e dell'immaginifico; anche (e forse soprattutto) l'Italia, prima di divenire la patria dell' Autor Giovane presuntuoso per quanto imbelle (personalmente darei tutti gli Archibugi- Tornatore- Risi Jr. di 'sto mondo in cambio di un Peter Jackson, di un Jefery Levy, di un Takeshi Kitano) ha ospitato un'incredibile ed eterogenea genìa di "talentacci", armati soltanto del proprio estro e di un solidissimo mestiere.
Potrei a tal proposito dissertare a lungo di onesti artigiani dimenticati da tutti ed esaltati ormai soltanto in certi cenacoli snob, ma rischierei di annoiarvi più del dovuto e basta...Con ogni probabilità, se state leggendo queste pagine e se quindi siete entrati in contatto con "Incubatoio 16", il vostro principale interesse non è certamente il giardinaggio o l'allevamento dei cincillà...
Voi (come noi, of course) siete attratti dal lato oscuro della Realtà, dal Non Rappresentabile, da ciò che si nasconde dietro l'angolo.
Ecco perchè in questa mia modesta apologia del cinema Off, eccentrico (nel senso etimologico del termine), dimenticato, propongo un minuto di raccoglimento in memoria di Mario Bava, padre putativo di tutti noi italici figli delle Tenebre.
Voglio raccontarvi un brevissimo aneddoto personale: anni fa, durante l'ultima edizione del "Dylan Dog Horror Fest" conobbi Adam Simon, il giovane autore di "Carnosaur", la sgangherata risposta cormaniana a "Jurassic Pak" (di molto superiore all'ingombrante giocattolone spielberghiano); capii immediatamente di non trovarmi certo di fronte al classico bietolone californiano allevato ad omogeneizzati ma ad un inquieto e simpaticissimo divoratore di cinema: avete presente quel gioiello di crudeltà ed intelligenza che è "I protagonisti" di Robert Altman? Bene, Adam Simon è quel giovinastro che rompe le scatole a Tim Robbins con proposte di film assurdi nello strepitoso Piano Sequenza iniziale. Ma torniamo a quell'afoso pomeriggio milanese; per una sorta di "captatio benevolentiae" iniziai a tessere le lodi del suo maestro e nume tutelare Roger Corman, con foga ed entusiasmo.
Lui mi lasciò parlare poi, sorridendo, mi disse:
- Proprio tu parli così? Un Italiano mi viene ad osannare Roger Corman? Ma voi avete avuto Mario Bava: col talento che aveva quel genio di Bava se ne facevano 7 di Corman"...
Questo mi ha detto. Più o meno: ma "genius" e "seven" li ho capiti benissimo...
Ecco come è considerato in America un autore che da noi (aargh!) viene confuso col figlio Lamberto che dal padre ha preso solo il cognome...
Vi è mai capitato di vedere "La Maschera del Demonio", il suo primo horror?
No? Correte subito ai ripari; nel frattempo, comunque, beccatevi la trama:
1830: diretti a Mosca per partecipare ad un congresso scientifico, il dottor Chomas ed il suo assistente Goberec attraversano un bosco dove, all'interno di una fatiscente cappella, trovano il sarcofago di una strega giustiziata un secolo prima (prima di essere bruciata viva, le era stata applicata sul volto la cosiddetta "Maschera del Demonio", un terribile strumento di tortura, munito di chiodi nella parte interna). Chomas si ferisce accidentalmente ad una mano: il sangue perduto, provvidenzialmente scivolato sul sarcofago divelto, riporta in vita la strega.
In un castello vicino abita col padre la giovane Katya, pronipote della strega, di molto (ma di molto) somigliante all'antenata. Chomas sotto la satanica influenza della rediviva, sopprime il propietario del castello; seguono altri omicidi voluti dalla strega che, infine, rapisce Katya e la porta nei sotterranei del castello per ucciderla e sostituirsi a lei. Ma sopraggiunge Goberec, che nel frattempo aveva già avuto modo di innamorarsi di Katya; egli sta per scagliarsi sulla donna adgiata nel sarcofago ma si ferma vedendo il crocifisso appeso al collo: è Katya!
Goberec uccide la strega e Katya torna in vita.
Apparentemente ispirata al racconto "Il Vij" di Gogol, la trama può ricordare una Carolina Invernizio in trip gotico; questo ve lo posso concedere: ma guardate cosa riesce a fare Bava a livello di impatto visivo...Guardate in cosa si tramuta un cimitero di cartapesta nelle sue mani...Guardate come riesce a far affiorare la luce malata nascosta negli occhi corvini della diafana Barbara Steele (che sta all'horror italiano come Bernacca sta alle previsioni del tempo)...
Vi è una scena che, da sola, porta di diritto questo film negli scaffali principali di un erigendo archivio del Fantastico:
La tomba della strega, nascosta in una cripta protetta dalla boscaglia, entra nel campo visivo del dottor Chomas (e degli spettatori) grazie ad insinuante e morbidissima carrellata che si conclude sul volto deturpato della Steele. Le gocce di sangue, fuoriuscite dalla ferita del medico, cadono su quelle sembianze offese dal tempo che, lentamente, cominciano a riconquistare la perduta beltà. Il teschio (grazie ad un'impercettibile serie di dissolvenze incrociate) si ricopre di nuova carne. "...dalla carne di nuovo in movimento la macchina da presa è fatta retrocedere ad un piano medio. Da questa posizione lo spettatore abituato a costruzioni di questo genere può anticipare la visione di una mano che salta fuori all'improvviso dalla bara. Invece la virulenta energia che ha rianimato le ceneri è emanata dalla pietra stessa: c'è uno schianto, un'esplosione. Frammenti di granito si spandono e si sgretolano sul pavimento della tomba. La sottile nube di polvere , rimossa dopo centinaia di anni, si sposta e scopre il corpo, giacente immobile sul catafalco".
Sublime.
Film visionario come pochi, "La Maschera del Demonio" (tralaltro esordio horror del Nostro), raggiunge vertici difficilmente raggiungibili e rappresenta, senza ombra di dubbio, la punta di diamante dell'Horror all'italiana che, pur nascendo come palese imitazione dei canoni istituiti dalle produzioni inglesi della Hammer, dimostra di possedere un'autonomia espressiva tale da farne una delle realtà più affascinanti della nostra cinematografia.
Analizzando le singole opere, per di più, scopriamo anche che esiste un sottile fil rouge (come dimostra Francesco Troiano in "Prima della rivoluzione", Marsilio- 1989) che unisce le "opere al nero" di indiscussi maestri del terrore come Bava o Freda:"la donna virata al mostruoso, sia nelle raffigurazioni più classiche (la strega), che in quelle più immaginosamente ibride (la donna vampiro)".
Tali nuove ed inquietanti Dark Ladies più che lontane parenti delle trepidanti eroine dei Telefoni Bianchi, riecheggiano le lussuriose atrocità al femminile di cui la letteratura fin de siecle è infarcita: vedendo la ferocia sadiana di Nevenka, la protagonista de "La frusta e il corpo" (altro gioiello di Bava) o la brutale alterigia di Margaretha in quello scrigno di morbosità che è "L'orribile segreto del dottor Hichcock" come non pensare alla conturbante Clara de "Il giardino dei supplizi" di Octave Mirbeau e alle sue crudeli perversioni o a Ippolita Sanzio, la pallida silfide ideata da D'Annunzio nel sepolcrale "Il trionfo della Morte"...
Ma questi non son altro che sofismi da "metacritico" in crisi d'astinenza: per elevar di dignità tali perle basterebbe osservare il loro oscuro potere...Provate a confrontare, che so, "L'orribile segreto del dottor Hichcock", con un qualsiasi film della Hammer od un prodotto della Factory di Corman e vedrete i risultati dell'impietoso paragone...Sarà come cercare di metter a raffronto "I canti di Maldoror" di Lautrèamont con "I racconti di Zio Tibia", o Aleister Crowley con Marco Dimitri... E pensare che Bava diceva di sè: Sono sicuro di aver fatto solo grandi stronzate. Sono un artigiano. Un artigiano romantico, di quelli scomparsi. Ho fatto il cinema come fare le seggiole. Anzi l'ho fatto per una doppia sfida. Contro gli americani, per esempio. Loro con le superproduzioni e io col mio geniaccio alla cazzo di cane... Sembra di sentir parlare Tornatore, nevvero?




L'autore: Andrea Bruni

Andrea Bruni è nato a Faenza nel ‘69 e vive a Massalombarda, in provincia di Ravenna. Ha collaborato a testate locali (“Bassa Romagna”, “Il Giornale di Massa”, “Interzone”...) e specializzate (“La cosa vista”...) occupandosi di cinema ed in particolar modo di horror. Ha appena pubblicato “La covata malefica - Gli orrori dell'infanzia nel cinema fantastico”, Pendragon, Bologna ‘95.


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