CLAUDIO NIZZI E' nato a Setif in Algeria il 9 settembre 1938. Dal 1963 al 1966 pubblica sul settimanale Il Vittorioso la serie Safari, disegnata da Renato Polese. Collabora per molti anni a Il Giornalino e nel 1981 approda alla Bonelli Editore sceneggiando storie di Mister No e comincia a scrivere storie di Tex. Nel 1988 crea il suo personaggio più importante Nick Raider che porta avanti con successo. Attualmente é impegnato nelle sceneggiature per il poliziotto di New York e per Tex. In Italia si leggono più fumetti che romanzi. Secondo lei quale é il motivo? Penso che questo fatto sia dovuto alla pigrizia e alla mancanza di tempo, considerando anche che vi é in Italia una disabitudine di vecchia data alla lettura. Gli italiani non hanno mai letto molto e poi oggi con il prepotente avvento della televisione si preferisce consumare in fretta. Il fumetto, essendo un prodotto rapido, é di più facile consumo. Anche se si avverte una flessione. Questa flessione é arrivata dopo un boom in campo editoriale dei fumetti a cavallo tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta. In edicola vi erano molte testate. C'é un nesso tra i due fenomeni? Sicuramente sì. Da una parte si potrebbe dire che per analizzare questo fenomeno di flessione vi é una lettura di tipo economico. Il fumetto ha risentito notevolmente dell'aumento di prezzo della carta. Riviste contenitore stanno chiudendo. Ad esempio il 'Ken Parker Magazine' edito dalla Bonelli sta per chiudere. Infatti le 25.000 copie vendute a numero non bastano neanche a coprire le spese e quindi si ricorre alla chiusura. Oltre al motivo economico c'é forse adesso un momento di riflessione dopo l'indigestione di qualche anno fa. Certo é che quello che resterà dovrà essere di qualità. Questo é un bene considerando che il pubblico di oggi é molto esigente, sa selezionare. Inoltre l'editore non crede più a cose improvvisate, mette in primo piano l'aspetto della qualità. Per accattivarsi il pubblico non bastano ingredienti come sangue, sesso e sparatorie. Venendo a parlare nello specifico: qual'é il rapporto tra la letteratura e il fumetto? Hugo Pratt si é sempre rifiutato di chiamare i fumetti, fumetti, a lui piaceva definirli letteratura disegnata. Pratt nasce come romanziere perché in realtà é un romanziere disegnato. Mi spiego meglio: lui nasce dalla letteratura popolare come Jack London, Stevenson, Melville... Tutta letteratura d'avventura. Lui ha assorbito questo mondo, questa atmosfera e l'ha trasferita nei suoi disegni ricreandola a modo suo. In questo caso il legame tra letteratura e fumetto é veramente molto stretto. Poi ci sono casi come ad esempio Dylan Dog in cui la parentela é molto più vicina al cinema. Dylan Dog é molto visivo, il ritmo della storia é scandito da un montaggio preso dalla cinematografia. A proposito di cinema. Qual é l'influenza cinematografica sulle sue storie? Come autore non sento l'influsso del cinema su quanto scrivo per un motivo che potrebbe sembrare banale: non ho memoria. Dopo aver visto un film me lo dimentico quasi subito eccetto i grandi capolavori, naturalmente. Gli stimoli che mi fanno mettere in movimento per la creazione di una storia sono quasi sempre letterari più che cinematografici. E' sempre un'atmosfera, una suggestione che mi arriva dalla lettura di un romanzo. Altri autori invece sentono molto l'influenza dei film. In questo caso bisogna stare attenti perché i tempi e i ritmi di un film sono diversi da quelli per una storia a fumetti. In un film ci sono elementi come gli attori, la musica, le sequenze che creano le suggestioni, in un fumetto non c'é tutto questo essendo più povero di mezzi. Si corre il rischio quindi di fallire il bersaglio. Si rischia cioè di fare uno story board a posteriori. Certo. Il rischio é che lo sceneggiatore perda la suggestione assorbita al momento di trasferirla sulla carta, con il risultato di realizzare una storia povera. Tornando al legame tra letteratura e fumetto, la serie Nick Raider ricorda molto i romanzi dell'87° Distretto di Ed Mc Bain. In questo caso si é generato un equivoco che a dir la verità posso aver innestato io. All'inizio quando la serie stava per uscire in edicola, mi chiedevano che cosa sarebbe stata la nuova testata. Io citavo Ed Mc Bain e gli uomini dell'87° per spiegarmi. In realtà la similitudine vi é semplicemente perché sia le storie dell'87° che Nick Raider si svolgono in un distretto di polizia. La parentela finisce qui. Anche perché vi é una sostanziale differenza tra i romanzi di Mc Bain e Nick Raider: il primo é molto parlato, dialogato. Ad esempio un' indagine di Steve Carella si svolge attraverso numerosi incontri con persone, interrogatori; mentre in Nick Raider vi é molta più azione. Se provassimo a sceneggiare un romanzo dell'87° Distretto per una storia fumetti otterremmo una storia noiosa e lenta, sarebbe troppo statica. Quindi una parentela c'é nel senso che ho detto e poi comunque vi sono tanti altri esempi televisivi che si possano collegare a Nick Raider. A dir la verità poi, intendevo fare di Nick Raider una testata ben precisa ma il progetto é rimasto incompiuto. Cosa intende per incompiuto? Nick Raider l'ho potuto scrivere solamente per un anno, dopodiché l'impegno con Tex é stato prevalente e non ho più potuto portare a compimento il progetto. Tale progetto consisteva nel dare al personaggio e all'intera testata, dei risvolti diversi, ma partendo con un fumetto seriale e mettendo al lavoro cinque o sei disegnatori senza avere una connotazione ben definita della serie, non si poteva fare una progettazione già di approfondita sulle caratteristiche dei personaggi. Quindi ho iniziato tenendomi abbastanza largo, creando solamente un gruppo di fondo di personaggi secondari. Da questo punto di partenza avrei dovuto lavorare sugli approfondimenti e sulle correlazioni tra i personaggi, sui loro risvolti psicologici e dare una cadenza agli avvenimenti. Per far questo avremmo dovuto però disporre di un'équipe solida e stabilizzata di disegnatori. Ad esempio se in un albo avessi creato una premessa per un certo sviluppo, naturalmente l'albo sarebbe dovuto uscire prima del seguito di tale premessa. Ma vi era il rischio del contrario perché magari un disegnatore era più lento di un altro e quindi ho scritto albi che potessero essere inseriti in qualunque punto della programmazione. Per cui Nick Raider é rimasto così com'è. Ora per gli altri sceneggiatori e per il coordinatore di testata é difficile uscire da questi canoni. Nick Raider é un personaggio che incarna la giustizia, ricorda John Wayne. Sa distinguere il bene ed il male. Insomma ha caratteristiche che non hanno gli altri personaggi bonelliani come Dylan Dog o Nathan Never che sono più travagliati. E' vero. Sono caratteristiche mie in quanto appartengo a quella schiera di autori che crede ancora nella funzione positiva del personaggio. Raymond Chandler diceva: "Si comporta bene per incapacità a tralignare". Raider é così, é un uomo che pensa positivo. Ho dato una spiegazione a questa caratteristica nella storia sul suo passato, due albi dal titolo "Il dito nella piaga" e "Affari sporchi", in cui subisce uno shock psicologico che lo porta a pensare positivo. E poi penso che la gente si sia stufata di vedere personaggi in crisi con se stessi. Comunque se l'avessi seguito lo avrei caratterizzato con qualche problemino in più. Parlando di generi, il poliziesco é molto vicino al western. Sicuramente. Infatti nell'ultimo Texone disegnato da Capitanio la storia é un giallo in cui vi é un omicidio e Tex indaga alla ricerca dell'assassino. Vi é però una grossa differenza a livello di sceneggiatura. Come ho detto Nick Raider ha un rimo molto veloce, tutto si deve risolvere in un albo, vi é molta sintesi. Mentre in Tex il ritmo é completamente diverso, molto più lento. Tre vignette di Nick Raider per Tex possono essere trasformate in tre pagine. Ai lettori di Tex piace questo, vogliono vederlo parlare intorno al fuoco, cavalcare... Scrivere per un fumetto popolare come Nick Raider e Tex, quali sono i vincoli a cui bisogna attenersi? L'argomento che non dobbiamo toccare, come ci dice Bonelli, é quello riguardante la politica. Non si vuole fare un fumetto programmatico, ideologico. Per il resto non vi sono argomenti tabù. Certo, faccio molta attenzione al dialogo che deve essere realistico soprattutto per Nick. Per quanto riguarda Tex invece non posso più usare espressioni tipo 'Muso di carbone' quando Tex si rivolge ad un uomo di colore. Qualcuno potrebbe fraintendere, ma sappiamo tutti che Tex non é affatto razzista come del resto non lo sono gli altri personaggi bonelliani. Un tempo utilizzava quest'espressione secondo un suo spirito goliardico. Nelle ultime settimane sono usciti alcuni film come 'Seven' e ' I soliti sospetti' in cui vi sono i finali che non seguono le direttive hollywoodiane dell'happy end. In Nick Raider potrebbe succedere di vedere un personaggio negativo vincere? Vincere totalmente no. Non é possibile. Invece potrebbe succedere, ed é già accaduto, che alcuni personaggi negativi possano continuare ad esistere per dare continuità alla serie. Per dare a Nick un antagonista che si possa poi ritrovare negli albi successivi. Lei come lavora nella costruzione di una storia? Io ho un metodo mio, che mi sono costruito negli anni. Preparo un soggetto molto corposo di circa trenta quaranta cartelle, che considero già parte della sceneggiatura. In seguito, quando sono certo che la storia ha tutti i nodi narrativi sciolti e funziona, inizio a scrivere la sceneggiatura partendo dai dialoghi. E' molto difficile scrivere un soggetto per Nick Raider, perché le regole per un poliziesco sono molto precise. Quindi avendo una soggetto molto dettagliato, impiego poco tempo a completare la storia. Una sceneggiatura é più di tecnica o di ispirazione? Entrambe le cose. C'é sempre una suggestione alla base di un progetto che però la tecnica, l'esperienza aiutano a trasferire su carta. Innanzitutto lo sceneggiatore deve capire per quale disegnatore sta scrivendo. Voglio dire che se scrive per un disegnatore bravo nel rendere gli ambienti allora dovrà stare attento a questo caratteristica. Se invece il disegnatore é bravo nel disegnare i personaggi dovrà tener conto di quest'altro elemento. Guai se le cose si invertissero. Quali sono gli errori più comuni che si possono trovare in una sceneggiatura? La mancanza di credibilità dei personaggi. Il personaggio deve essere chiaro, ben chiaro. Avendo poco spazio a disposizione in un giallo come Nick Raider, il personaggio deve far parte di una delle tre categorie che sono all'interno del fumetto: buono, cattivo, ambiguo. E poi un altro errore da evitare é quello delle azioni, stare attenti a far muovere bene i personaggi. Hemingway a chi gli chiedeva dei consigli per diventare scrittore rispondeva che c'erano tre cosa da fare: "Leggere, leggere, leggere". Quali sono i suoi consigli per diventare uno sceneggiatore di fumetti? Sicuramente leggere. Non solo leggere romanzi del genere per cui si vuole scrivere la storia a fumetti ma spaziare. Soprattutto non limitarsi a leggere fumetti ed anche guardare film. Per concludere, quali storie di Nick Raider sceneggiate da lei sono in progettazione? In primavera uscirà lo Speciale in cui vi sarà una storia ispirata ad un romanzo di Ellroy 'La dalia nera' e per il numero 100 di Nick Raider, Nick arriverà in Italia. L'autore: Matteo Severgnini Matteo Severgnini è nato nel 1970. Vive tra Omegna (VB) e Bologna, dove è iscritto al DAMS. Ex giocatore di pallacanestro, è ora addetto stampa per la società Basket Fulgor Omegna. Sceneggiatore di fumetti collabora con la rivista "Pucianiga comix" e per la Casa Editrice Dardo ha scritto una storia in tre albi per il personaggio Videomax. Ha partecipato alle antologie "Dal Bianco al nero", ed. Casa Rosa '93; "Sospeso - racconti d'autore", ed. Entronauta '94; "Penombra", ed. Casa Rosa '95 e "Inverno giallo 1996", ed. Mondadori '96 con il racconto "Il contratto". |
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